Qualche tempo fa sul Corriere della Sera è stato pubblicato un articolo su una “nuova patologia” connessa con l’assunzione del glutine. In questo breve articolo riassumiamo le notizie salienti emerse dall’intervista della giornalista M. de Bach a diversi esperti in relazione ai risultati di uno studio del Prof. Fasano, della Università del Maryland (Mucosal Biology Research Center) e della II Università di Napoli.
La “Sensibilità al Glutine” (GS) è quella condizione nella quale ci si trova quando, in seguito alla ingestione di glutine (cioè di prodotti e derivati contenenti grano, farro, kamut, orzo, segale ed altri cereali), siamo in presenza in breve tempo, di sintomi sovrapponibili a quelli della celiachia e/o della sindrome da colon irritabile (gonfiore, sonnolenza, diarrea, stipsi, dolori addominali, cefalea, depressione, ecc). Attualmente non esiste una definizione precisa di cosa sia, per ora si sa che:
– NON è celiachia, in quanto NON c’è atrofia dei villi intestinali
– NON è allergia al grano, in quanto non c’è alterazione significativa degli anticorpi
Lo studio sulla Sensibilità al Glutine, fatto su decine di volontari, ha di fatto constatato che c’è addirittura un potenziale del 6% della popolazione che ha una certa intolleranza o meglio sensibilità al glutine.
Questo significa che, oltre ai celiaci ed agli allergici al grano, in Italia si stimano quindi 3 milioni di persone potenzialmente affette dalla Sensibità al Glutine.
Il glutine, di cui sta abusando l’industria alimentare “tradizionale”, può influire in diversi modi all’interno del nostro metabolismo: se s’iniziasse a percepire l’alimentazione come una chiave di lettura del benessere dell’organismo, forse molti pazienti potrebbero comprendere prima la causa del proprio malessere e che la dieta va intesa non solo come nutrimento, ma anche come “azione terapeutica” e può essere decisiva nella soluzione di molti problemi fisiologici e disfunzioni.
“L’esperienza più che quinquennale nel settore dei prodotti dietetici e per le intolleranze alimentari, i rapporti periodici nei corsi di formazione con esperti del settore ed il confronto con chi segue una dieta senza glutine, senza essere stato diagnosticato come celiaco, ci ha fatto riscontare che in tantissimi affermano di sentirsi finalmente bene e di aver risolto buona parte dei loro problemi. Pertanto possiamo affermare che attraverso una dieta che prediliga cibi naturalmente privi di glutine (come carne, pesce, latticini, frutta, verdura) e che integri i “prodotti dietetici” (prodotti senza glutine che sostituiscono i tradizionali prodotti da forno, pasta e pane), si può avere una svolta decisiva per chi soffre di Sensibilità al Glutine o ne accusi i sintomi”.
Lavinia Arpesella
Per ulteriori approfondimenti: www.glutensensitive.net il sito web dedicato, realizzato dal gruppo di ricerca del gruppo Dr. Schär